Ponte Tiberio
Ponte di Tiberio: E' detto anche Ponte di Augusta perché - come si legge nelle fronti interne del parapetto - spetta ad Augusta e a Tiberio il merito d'averlo costruito. Fu incominciato nel 14 d. C. e finito nel 21 d. C.

Itinerario Rimini Romana
Dal punto di vista strutturale è uno dei più notevoli ponti romani superstiti; ma è pur pregevole dal lato architettonico. E' giunto fino a noi in uno stato di conservazione che si può dire perfetto; tant'è vero che sopporta ancora validamente l'intenso e pesante traffico della Via Emilia, sia pure alleggerito dalla nuova circonvallazione. La guerra lo ha lasciato indenne .
Ben poco conosciamo sulle vicende del ponte. Si sa che nel 552 il gota Usdrila tagliò l'ultima arcata verso Bologna per impedire il passo a Narsete, che era diretto da Ravenna a Roma. Questa arcata subì altri danni per una piena sul finire del Trecento. Nel 1680 fu restaurato dal ferrarese Agostino Martinelli d'ordine del papa Innocenza XI che permise l'utilizzazione di materiali del diruto ponte di S. Vito sul torrente Uso. Nel 1742 le truppe spagnole, trinceratesi contro gli Austriaci, gli infersero nuovi colpi, che vennero prontamente sanati, come si rileva da una incisione - in basso, lato mare - fra la prima e la seconda arcata: RESTAURATO 1742. Nell'anno 1885 fu dichiarato monumento nazionale.
E' in pietra d'Istria, a cinque arcate a pieno centro. Misura m. 62,60, senza contare le testate, in parte interrate. L'arcata centrale ha una luce di m. 10,50; le altre variano fra i m. 8,70 e i m. 8,80. Le pile - in numero di sei - sono oblique rispetto all'asse del ponte: questo allo scopo di favorire la corrente del fiume, la cui foce anticamente era più verso la città. Dalle fronti delle pile sporgono per due metri sproni lapidei - ora non più visibili per l'innalzamento del letto -, che servivano da frangiflutti. Al disopra degli sproni ne furono costruiti - ma non si sa quando - altri in calcestruzzo, che sono superstiti.
Documento importante della sapienza tecnica dei Romani è - secondo quanto ci informa il Mansuelli -la piattabanda in blocchi lapidei che si trova sotto le pile; non già quindi le fondazioni delle singole pile disgiunte l'una dall'altra, ma una fondazione unica e tale da assicurare la stabilità più completa. Questo accorgimento è stato reso necessario dalle particolari condizioni del fondale del fiume, soggetto a frequenti e rovinose alluvioni.
Nel serraglio di alcune arcate, sia a monte che a mare, sono scolpiti in rilievo tal uni emblemi in cui è facile riconoscere l'allusione a cariche e a onori tributati ad Augusto. Gli emblemi, partendo da Rimini sono i seguenti: brocchetta (II arcata a monte), clipeo con umbone schiacciato (III arcata a monte), corona di quercia (III arcata a mare), lituo (IV arcata a monte), pàtera (IV arcata a mare).
Al centro delle fronti interne dei parapetti è incisa - come dicemmo all'inizio - una duplice iscrizione che, quasi certamente, deve leggersi così:
IMP. CA(E)SAR DIVI F(ILIUS) AUGUSTUS,
PONTIFEX MAXIM(US), CO(N)S(UL) XIII,
IMP(ERATOR) XX, TRIBUNIC(IA), POTEST(ATE),
XXXVII, P(ATER) P(ATRIAE); TI(BERIUS)
CAESAR DIVI AUGUSTI F(ILIUS), DIVI
JULI N(EPOS), AUGUST(US), PONTIF(EX)
MAXIM(US), CO(N)S(UL) 111, IMP(ERATOR)
VIII, TRIB(UNICIA) POTEST(ATE) XXII,
DEDERE.
(L'imperatore Cesare Augusto figlio del divo Cesare, pontefice massimo, console per tredici volte, imperatore per venti volte, tribuno per trentasette volte, padre della patria; Tiberio Cesare figlio del divo Augusto, nipote del divo Cesare, Augusto, pontefice massimo, console per la terza volta, imperatore per l'ottava volta, tribuno per ventidue volte, diedero).
La larghezza massima del ponte è di m. 8,65. La sede stradale è larga m. 4,91.
Fatti pochi passi dopo il Ponte si osserva murata a poco più di due metri da terra, una Stele, frammentaria, appartenuta a un sepolcro romano. Com'è noto, i Romani fiancheggiavano le vie che uscivano dalle città con i monumenti sepolcrali delle varie famiglie.